Si ringraziano Massimo Milandri e Carlo Ciani per aver fornito dati e avere collaborato fattivamente alle indagini sul pellegrino.

Si ringrazia l’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di Forlì per aver consentito l’accesso alla sommità della Torre per raccogliere elementi sull’alimentazione del Pellegrino.

 

Fotografie: Stefano Gellini

 

 

Introduzione

 

Il fascino degli uccelli da preda ha sempre acceso l’immaginazione degli uomini: la fantastica capacità di volo, la velocità e la vista acutissima, l’atto della predazione hanno sempre colpito la fantasia  e stimolato la curiosità iniziale che scatena la passione per il mondo degli uccelli.

 

Uno straordinario concentrato di queste caratteristiche è il Falco pellegrino, vero padrone del cielo, specializzato nella  cattura in volo di altri uccelli che insegue con picchiate vertiginose. Celebre anche nell’antichità, venerato dagli Egizi come  il dio Horus e reso famoso da re ed imperatori come Federico II di Svevia, che nel Medio Evo ne fece il principale protagonista del suo celebre trattato sull’arte della caccia con i rapaci, nei decenni scorsi gravemente minacciato dalle attività umane e fino a pochi anni fa praticamente inesistente in Romagna, il Falco pellegrino è tornato ora a volare nei nostri cieli. Non solo ora nidifica nelle nostre colline, ma ha eletto a proprio posatoio privilegiato la sommità della Torre dell’Orologio del Comune di Forlì. Da lassù domina l’ambiente urbano ed è possibile vedere la sua silhouette aerodinamica saettare nei cieli cittadini disegnando traiettorie impressionanti con accelerazioni improvvise, virate mozzafiato e repentini cambiamenti di direzione. Il senso di potenza e dominio che trasmette è assoluto; quando si lancia per predare, lo si vede poco dopo ritornare sulla cima della torre con la preda tra gli artigli.

E’ per festeggiare questo ritorno che abbiamo deciso di divulgare le nostre conoscenze sul Pellegrino in Romagna: dopo tutto, una convivenza tra l’uomo e gli antichi abitatori delle nostre terre è possibile.

 

Il Falco pellegrino

 

Il Falco pellegrino o semplicemente Pellegrino (Falco peregrinus) è un rapace di medie dimensioni a distribuzione pressoché cosmopolita essendo presente, con varie sottospecie, in tutti i continenti.

I particolari morfologici ed anatomici sono in funzione del suo tipo di caccia: il corpo è molto compatto ed aerodinamico, le ali triangolari e appuntite consentono un volo potente; le zampe sono alte, le dita allungate e gli artigli robusti, conformazione questa adatta ad afferrare prede in volo; la struttura del becco breve, ricurvo e uncinato, fornito di un “dente” lungo i margini della mandibola superiore, è funzionale alla uccisione della preda che viene beccata al collo.

I sessi sono simili nell’abito adulto: superiormente grigio-ardesia, mento, gola e petto bianchi, addome bianco con strette barrature scure che interessano anche la parte inferiore dell’ala; capo nero con due larghe strie (“mustacchi”) pure neri sotto l’occhio, contrastanti col bianco delle guance; coda grigia con barrature scure. Il giovane presenta superiormente una colorazione marrone, con le parti inferiori fulve pesantemente striate, e non barrate, di bruno.

Nelle dimensioni esiste un notevole dimorfismo sessuale essendo la femmina sensibilmente più grande del maschio; nella sottospecie peregrinus (dell’Europa centrale e dell’Italia settentrionale) il peso può variare da 582 a 750 g nel maschio, da 925 a 1300 nella femmina. La lunghezza è di 360-480 mm, l’apertura delle ali 850-1200 mm (Brichetti e Fracasso 2003). Gli esemplari delle sottospecie meridionali risultano più piccoli.

 

La tecnica abituale di caccia prevede un rapido inseguimento della preda che viene afferrata da dietro, a volte anche passando sotto di essa e risalendo verso l’alto per colpirla; in altri casi la cattura può avvenire in seguito a vertiginose picchiate dall’alto, ad ali chiuse; in queste ultime occasioni il falco raggiunge grandi velocità, le più alte registrate nel regno animale (fino a oltre 200 km/ora).

Molto ampia la gamma delle specie predate: 210 specie sono citate in Europa centrale; negli studi italiani sulla dieta sono riportate oltre 100 specie predate che vanno dai più piccoli Passeriformi (pesanti 8-10 g) alla Folaga e al Germano reale (1000 g e oltre); in pratica ogni specie di uccello fino al peso di circa 1000 g può rientrare nella alimentazione del Falco pellegrino, la quale può includere occasionalmente  anche i Chirotteri. La preda più frequente, in percentuale numerica e ancor più in termini di biomassa, ovvero di percentuale sul peso complessivo delle prede consumate, è in genere il Piccione, domestico o selvatico.

E’ specie tipicamente rupestre che nidifica in cavità nelle pareti rocciose, dal livello del mare (falesie costiere) ad altitudini di 2000 m; non sono rari casi di nidificazioni all’interno delle città su torri e grattacieli. L’ambiente circostante deve essere comunque aperto per potere consentire l’utilizzo della sua tecnica di caccia.

 

Fuori dal periodo riproduttivo, il Pellegrino è essenzialmente solitario; i componenti della coppia, fedeli per tutta la vita, si ritrovano sul sito di nidificazione a fine inverno per l’attività riproduttiva che è molto precoce; nell’Europa meridionale, già a fine febbraio-inizio marzo vengono deposte in cavità nelle rocce (senza nessuna preparazione del nido) 3-4 uova covate principalmente dalla femmina (con brevi cambi da parte del maschio) per 29-32 gg.; in questa fase il maschio deve provvedere a portare cibo alla compagna ed anche ai pulli nelle prime settimane di vita; i giovani involano dopo 35-42 gg. dalla schiusa e restano nella zona, dipendenti dagli adulti, ancora per 2-3 mesi, dopo di che si disperdono alla ricerca di un proprio territorio.

La popolazione mondiale ha subito negli anni dopo il 1950 una drastica riduzione (in alcune aree geografiche del 80-90%); la causa, oltre all’azione diretta dell’uomo col saccheggio dei nidi per il prelievo dei giovani da destinare alla falconeria e delle uova per il collezionismo, è da addebitare all’avvelenamento dovuto all’uso dei pesticidi cloroderivati, in particolare al DDT e ai suoi derivati; queste sostanze, assorbite dalle prede che costituiscono la catena alimentare, si accumulano nei rapaci che sono al vertice della catena provocando avvelenamento diretto o conseguenze sul ciclo riproduttivo; in particolare possono causare fragilità nel guscio delle uova con perdita delle stesse per rottura durante la cova.

Con la riduzione o l’abolizione di tali sostanze e l’opportunità di ricorrere ad individui allevati in cattività per la falconeria, la situazione del Pellegrino ha registrato una fase notevole di recupero che dura ancora oggi.

 

Il Falco pellegrino in Europa e in Italia

 

L’areale riproduttivo europeo mostra una maggiore continuità nelle regioni settentrionali (Scandinavia, Russia) ed in quelle meridionali (Spagna, Italia, Sud dei Balcani), mentre nell’Europa centrale ed in Gran Bretagna la specie, presente comunque in tutta l’area, nidifica con una distribuzione molto frammentata.

Negli anni ’80 erano stimate complessivamente 7000 coppie in tutto il Paleartico occidentale (Gensbol 1992), concentrate in Spagna (2000 coppie), ex Urss (1000), Marocco (1000), Gran Bretagna (750), Italia (400), Francia (250).  Le popolazione nordiche sono migratrici e svernano nell’Europa centrale e meridionale, quelle meridionali sono principalmente sedentarie.

In Italia il Pellegrino è nidificante nell’arco alpino, in tutto l’Appennino, in Sicilia, Sardegna e nelle isole minori; assente nella Pianura padana e in parte delle zone costiere adriatiche.

La positiva evoluzione della popolazione italiana è testimoniata dalle recenti stime delle coppie nidificanti: da una valutazione di 470-524 coppie complessive (Fasce e Fasce 1992) si passa a 787-991 negli anni 2000-2001 (Brichetti e Fracasso 2003), a 826-1048 (Allavena e Brunelli 2003); quest’ultimo studio riporta la distribuzione per aree geografiche: Sicilia e sue isole (200-250), Sardegna e sue isole (150-200), Appennino (220-275), Alpi e Prealpi (171-222), Costa peninsulare (49-57), Isole minori (36-44).

Accanto ad un innegabile incremento dovuto ad una riduzione dei fattori negativi (saccheggio dei nidi, riduzione dell’effetto dei pesticidi), nel valutare l’aumento della popolazione va tenuto conto anche di una maggiore copertura del territorio conseguente ad uno sforzo di ricerca più accurato negli ultimi anni.

 

Il Falco pellegrino in Romagna

 

Sulla riproduzione del Pellegrino in ambito romagnolo si trovano nella bibliografia storica (Zangheri 1938, Foschi 1986) soltanto supposizioni o indizi riferiti peraltro a tempi molto antichi; solo recentemente, nel 1995, è stata accertata la riproduzione con il ritrovamento di una coppia nidificante nell’alta vallata del Bidente di Ridracoli (Ceccarelli e Ciani 1996).

Successivamente sono state riscontrate altre nidificazioni: due nel 1999 (nelle colline di Brisighella e nella media vallata del Savio, in prossimità del confine con le Marche), una nel 2000 (ancora nella media vallata del Savio), una nel 2001 (nell’alta vallata del Montone), due nel 2002 (nella valle del Borello e nelle colline di Meldola), ed altre due nel 2005 (alta vallate del Savio e colline di Cesena).

 

 


 

 

 

 

Ad oggi sono pertanto 9 i siti conosciuti, occupati da altrettante coppie riproduttive. Anche se è da ritenere che in precedenza la nidificazione sia sempre passata inosservata per mancanza di documentazione, è evidente come sia in atto oggi un notevole fenomeno di espansione territoriale e numerica, testimoniato anche dell’aumento del numero dei giovani dei quali si è accertato l’involo, anno per anno, così come appare rappresentato nella tabella che segue.

 

 


 

Il Falco pellegrino a Forlì

 

Il 6 novembre 2000 veniva segnalata la presenza sulla Torre Civica del Comune di un falco, a prima vista un Falco pellegrino (M.Milandri oss.pers.); in effetti si trattava di una femmina di questa specie, in abito giovanile (nata in quell’anno o nel 1999); la presenza veniva poi riscontrata anche in giorni successivi fino al 20 febbraio 2001. Dopo un’assenza di alcuni mesi, la femmina della Torre tornava ad essere presente quasi quotidianamente dal 21 giugno al 30 dicembre 2001; e poi ancora dal 18 maggio 2002 al 20 gennaio 2003, dal 12 giugno 2003 al 4 febbraio 2004, dal 7 giugno 2004 al 14 marzo 2005.

 

 

       

      

 

 

Gli intervalli di assenza nei periodi primaverili sono da mettere in relazione all’attività riproduttiva svolta indubbiamente in area estranea all’ambito cittadino.

Per periodi più limitati è stato osservato anche il compagno, un maschio adulto di Pellegrino: dopo una prima osservazione in data 13 febbraio 2001 il maschio veniva osservato con regolarità nei periodi estivi, in genere da giugno a settembre, negli anni dal 2001 al 2004.  Infine, nell’ultimo inverno, a partire dal 26 dicembre 2004, entrambi i componenti della coppia apparivano spesso contemporaneamente, il maschio impegnato in voli di parata e di corteggiamento ai quali partecipava, saltuariamente, anche la femmina.

Durante la presenza di entrambi i componenti della coppia, la femmina mostra comportamenti territoriali, di possesso delle zone più favorevoli della torre; il maschio, al quale viene consentito solo raramente di scendere sul cornicione alto, rimane in genere relegato a cornicioni più bassi. In alcune occasioni è stata osservata la femmina proteggere il possesso della preda all’avvicinarsi del maschio.

    La Torre rappresenta per il falco un appostamento ideale per i voli di caccia ed un posatoio di alimentazione; la preda viene trasportata sul cornicione più alto, a circa 70 m dal suolo, dove viene spiumata e divorata.

La caccia avviene principalmente nelle prime ore del mattino, già a partire dalle prime luci dell’alba; sono necessari diversi tentativi prima di riuscire a catturare la preda.

L’opportunità di raccogliere nell’area circostante i resti del pasto (borre, spiumate, carcasse) ha consentito di esaminare la alimentazione del Pellegrino nei 4 anni di permanenza; nella Tabella a fianco vengono riportate, sulla base di 445 reperti, le 35 specie predate (di cui 34 sono uccelli e una è un mammifero) ed il rispettivo numero di esemplari catturati. Una prima nota, relativa all’anno 2001, è già stato oggetto di pubblicazione (Ceccarelli et al. 2003).

Com’era da aspettarsi la specie più frequente è il Piccione domestico che raggiunge da solo oltre la metà del peso predato (53%); prede importanti sono la Tortora e la Quaglia, entrambe limitate ai periodi estivi e autunnali.

La limitata presenza, a parte il Piccione, di altre prede “cittadine” (Tortora dal collare, Storno, Merlo, Rondone, passeri) unita alla notevole varietà della dieta, indica come il territorio di caccia del falco superi abbondantemente la cerchia cittadina; questa situazione è probabilmente determinata dalle ridotte dimensioni della città e dal fatto che la coppia si riproduce altrove. Infatti in altre città italiane di grandi dimensioni frequentate dal Pellegrino l’apporto delle specie cittadine è decisamente superiore: a Roma (Ranazzi 1995), nel centro storico, l’alimentazione di un Pellegrino è risultata composta, per circa il 96% in termini di frequenza da specie cittadine, con prevalenza dello Storno sul Piccione; a Bologna (Ceccarelli et al. 2003), dove una coppia nidifica dal 2000 (Martelli e Rigacci 2001), le specie cittadine raggiungono il 91% numericamente e il 96% in biomassa; le percentuali forlivesi indicano rispettivamente il 54% e il 61%.

L’alimentazione, pur piuttosto variata, sembra seguire negli anni  una graduale specializzazione nella cattura dei piccioni. Si può supporre che con la maturità venga acquisita una maggiore esperienza nella caccia con la possibilità di catturare più agevolmente le prede di dimensioni maggiori e dal volo più potente come il Piccione. Alla maggiore importanza del Piccione nella alimentazione corrisponde una graduale diminuzione del numero di specie predate.

La figura che segue illustra la quota percentuale (in peso) del piccione e di tutte le restanti prede nell’alimentazione del Pellegrino nel corso delle tre stagioni durante le quali il falco è presente in città. L’apporto del Piccione risulta molto più alto nella stagione invernale, quando rappresenta l’83% del totale predato.

 

 

Probabilmente nelle stagioni estive ed autunnali la presenza di un maggior numero di specie e di prede disponibili, in particolare di giovani inesperti da poco involati o di individui in migrazione, diminuisce l’importanza  della caccia ai piccioni cittadini.  Nella stagione invernale, invece, il Piccione è di gran lunga la preda più abbondante ed appetibile per il Pellegrino, che si alimenta quasi esclusivamente a sue spese.

La predazione del Pellegrino nei confronti dei piccioni rappresenta un efficace controllo naturale su una specie che rischia spesso di procurare problemi di ordine sanitario, tecnico ed economico, in conseguenza della evidente “esplosione demografica” di cui è stata protagonista in questi decenni. Il Pellegrino non è pertanto solo un ospite affascinante e prestigioso della città, ma  anche un efficace, per quanto involontario,  alleato dei cittadini .

 

 

La presenza del Pellegrino nella nostra città si inquadra in un più ampio contesto di recupero della popolazione del Falco pellegrino in tutta Italia, ed anche nel fenomeno, davvero interessante, del progressivo inurbamento di molte specie animali. Al momento in ambito regionale anche Piacenza, Modena e Bologna hanno visto l’ingresso in città del Pellegrino, in alcuni casi come specie nidificante. A Forlì il Pellegrino finora non ha nidificato; perché il falco possa nidificare è necessaria sia una altezza da terra adeguata sia la presenza di nicchie adatte alla deposizione delle uova. I fabbricati presenti a Forlì non presentano contemporaneamente questi due requisiti: la torre infatti, pur rappresentando un posatoio ideale, non presenta cavità idonee. Al momento, pertanto, il Pellegrino nidifica nelle colline circostanti e utilizza la Torre come posatoio e l’ambiente cittadino come riserva di caccia.

 

L’utilizzo della torre come punto di sosta per specie ornitologiche interessanti non è nuovo: il cronista del 1400 Giovanni di M° Pedrino racconta che una Cicogna sostò sulla torre nel 1443, fatto considerato a quei tempi di pessimo presagio (Brusi 2000, pag.378). Più recentemente (dicembre 2001) un Passero solitario ha svernato sulla Torre, presente il Pellegrino (Ceccarelli, oss.pers.).

Ma non solo specie “laiche” si fermano sulle torri forlivesi; anche il Campanile della Chiesa di S.Mercuriale ha avuto le sue visite interessanti: il 4/10/1955 un Capovaccaio (un avvoltoio) ha sostato per una giornata sul campanile (Foschi 1986, pag.248).

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

Allavena S. e Brunelli M. 2003 – Revisione delle conoscenze sulla distribuzione e la consistenza del Pellegrino Falco peregrinus in Italia – in: Mezzavilla F., Scarton F. e Bon M. (a cura di): Atti 1° Convegno Italiano Rapaci diurni e notturni, Preganziol (Treviso) 9-10 marzo 2002 – Avocetta, 27: pag. 20-23.

 

Brichetti P. e Fracasso G. 2003Ornitologia Italiana 1 Gavidae-Falconidae – Alberto Perdisa Editore, Bologna, pag.425-429

 

Brusi G. 2000Serallium Colunbe – Edit Sapim, Forlì, pag. 378.

 

Ceccarelli P. e Ciani C. 1996 – Nidificazione del Pellegrino, Falco peregrinus, nell’Appennino forlivese – Riv.ital.Orn., 66: pag.72-73.

 

Ceccarelli P., Gellini S. e Bonora M. 2003 – Note sull’alimentazione del Pellegrino Falco peregrinus in ambienti urbani dell’Emilia-Romagna - in: Mezzavilla F., Scarton F. e Bon M. (a cura di): Atti 1° Convegno Italiano Rapaci diurni e notturni, Preganziol (Treviso) 9-10 marzo 2002 – Avocetta, 27: pag. 92.

 

Fasce P. e Fasce L. 1992Pellegrino – in: Brichetti P., De Franceschi P. e Baccetti N. (editors) : Fauna d’Italia Uccelli. I – Edizioni Calderini, Bologna, pag. 682-693.

 

Foschi F. 1986Uccelli di Romagna – Maggioli, Rimini, pag. 248.

 

Gensbol B. 1992Guida ai rapaci diurni d’Europa, Nord Africa e Medio Oriente – Zanichelli, Bologna, pag. 217-225.

 

Martelli D. e Rigacci L. 2001 – Nidificazione del Pellegrino, Falco peregrinus, nella città di Bologna – Riv.ital.Orn, 71: pag.75-77.

 

Ranazzi L. 1995 – Dati preliminari sul regime alimentare del Falco pellegrino Falco peregrinus  a Roma – Avocetta, 19: pag. 122.

 

Zangheri P. 1938Primo Censimento completo dell’Avifauna Romagnola – presso l’Autore, Forlì, pag. 114-115.